La peritonite infettiva felina (FIP) è una malattia virale immunomediata a carattere progressivo che, salvo rare eccezioni risulta fatale nell’arco di qualche settimana. È causata da un coronavirus, il FIP-virus (FIPV), che molti autori considerano una mutazione in vivo del coronavirus enterico felino (FECV), ampiamente diffuso e moderatamente patogeno. Il FIPV è relativamente instabile nell’ambiente, ma può rimanere infettante anche per 7 settimane all’interno della materia organica essiccata o sulle superfici asciutte. E’ sensibile ai disinfettanti più comunemente utilizzati per uso domestico. Viene trasmesso attraverso le secrezioni orali e nasali; di solito, la trasmissione richiede un contatto prolungato con un gatto infetto. All’interno di una popolazione chiusa, l’incidenza dei gatti infetti e tipicamente variabile fra zero e 80-90%, alcuni sono resistenti. L’esito dell’infezione può restare sconosciuto per mesi o anni, dal momento che il virus può rimanere a lungo in fase di quiescenza. Il risultato finale è influenzato dalla risposta immunitaria del gatto. La produzione di anticorpi specifici per il virus può promuovere la malattia piuttosto che determinare l’immunità. Recentemente, è stata segnalata l’esistenza di un’influenza genetica sulla sensibilità alla FIP. Sembra che certi gatti maschi possono trasmettere questo carattere alla progenie. La forma umida o essudativa determina la comparsa di lesioni piogranulomatose all’interno di uno o più organi e la formazione di un versamento essudativo nella cavità toracica o addominale. La forma secca o non essudativa provoca le stesse lesioni organiche, ma senza il versamento. Gli organi più comunemente interessati sono i reni, il fegato e linfonodi viscerali, le anse intestinali, i polmoni, gli occhi e l’encefalo. I segni clinici sono riferibili all’interessamento di queste strutture ma in tutti casi generalmente comprendono anche perdita di peso, inappetenza e febbre refrattaria alla terapia. Sono comuni ittero o pallore delle mucose. In seguito allo sviluppo dei versamenti addominali o pleurici, si osservano distensione addominale o dispnea.

La forma secca della FIP è una delle malattie più difficili da diagnosticare nell’animale in vita, anche da parte dei clinici esperti. Va inclusa nell’elenco delle possibili diagnosi differenziali di tutti i gatti che presentano quadri cronici di perdita di peso, scarso appetito e febbre.

 

Diagnosi: cosa fa di solito il veterinario

Osservazione dei segni clinici: i segni clinici non sono diversi da quelli di molte malattie infettive infiammatorie; tuttavia, alla presenza di una febbre persistente, refrattaria alla somministrazione di antibiotici, a far sospettare la presenza della peritonite infettiva. Le emorragie retiniche si riscontrano solo in un numero limitato di malattie e non sono costantemente presenti in caso di FIP, ma giustificano anche se l’inserimento di queste infezione nell’elenco delle possibili diagnosi differenziali.

Test FIP (PCR): può essere eseguito su essudato o sul sangue, può dare falsi positivi o falsi negativi, non è molto affidabile in quanto non distingue FIPV da FECV. La positività del test su un gatto con evidenti segni clinici orienta verso la diagnosi di FIP. La positività del test sul sangue di un gatto asintomatico può non avere alcun significato patologico, significa soltanto che il gatto durante la sua vita è venuto a contatto con un coronavirus ed ha sviluppato gli anticorpi.

Titolazione del coronavirus: il test è significativo solo se il valore degli anticorpi riscontrato è elevato (superiore a 1: 1600) e se sono presenti gli appropriati segni clinici. L’esito è positivo, con bassi valori, in caso di infezione da FIPV senza malattia, in alcuni casi di FIP o nelle infezioni da FECV. Si può anche avere un riscontro negativo in soggetti con forme clinicamente manifeste di FIP.

Livelli sierici di proteine e conta dei linfociti: molti gatti con FIP presentano elevati livelli sierici di proteine totali (maggiore 7,8 mg/dl) ed una diminuzione del rapporto albumine: globuline (A:G minore 0,6). Nei gatti con FIP è spesso presente linfopenia (carenza di linfociti). Questo quadro è però presente anche in altre malattie infiammatorie croniche.

Analisi dei liquidi di versamento: il tipico essudato è di colore limpido o paglierino, viscoso e contenente filamenti di fibrina. E’ sterile e contiene proteine (soprattutto gammaglobuline) in grande quantità.

La prognosi per i gatti con FIP è infausta. Tuttavia, i soggetti sieropositivi non vanno assolutamente soppressi perché la maggior parte non svilupperà la malattia. Un test positivo al FIPV non dice assolutamente nulla, se non che il gatto è venuto a contatto con il comune Coronavirus.

NOTE: La FIP è una malattia specifica dei felini e non è assolutamente pericolosa per l’uomo né c’è pericolo di contagio ad altri animali domestici